IA E COPYRIGHT: PRIME AVVISAGLIE DI UN FUTURO TERRENO DI SCONTRO
Da oltreoceano giunge la notizia delle prime citazioni in giudizio di company creatrici di motori di intelligenza artificiale per violazione di copyright. Sarah Silverman, comica e attrice statunitense, avrebbe intentato una causa contro OpenAI e Meta in quanto i relativi motori ChatGPT e LLaMA sarebbero stati “addestrati” con set di dati acquisiti illecitamente e contenenti una sua opera.
Trattasi di un tema spinoso che, con il progressivo ingresso dell’intelligenza artificiale nella vita di tutti i giorni, diverrà con ogni probabilità uno dei temi etici e giuridici del futuro.
L’Unione Europea sembra muoversi per tempo. Infatti, in data 14 giugno 2023 il Parlamento Europeo ha dato il via libera all’Artificial Intelligence Act, ovvero il primo regolamento sull’IA al mondo teso a definire un quadro giuridico in ordine allo sviluppo, commercializzazione e uso dei sistemi di intelligenza artificiale.
All’interno della proposta si scorge l’interesse dedicato dal legislatore europeo alla tutela del diritto d’autore, seppur con il solo riferimento ai c.d. “input” dei motori di IA e non agli “output” creativi, cui si lascia la relativa regolamentazione alle normative nazionali e alla giurisprudenza, comportando dunque potenziali profili di criticità in merito alla paternità delle opere di creazione dell’IA.
Con riferimento agli obblighi di clearence preventiva, invece, l’art. 28b (4c.) dell’AI Act impone ai fornitori di sistemi di IA generativa di “documentare e rendere disponibile al pubblico una sintesi dell’uso dei dati di addestramento protetti dalla legge sul diritto d’autore”, oltreché di indicare se il contenuto è stato generato da un’intelligenza artificiale.
In conclusione, i motori di IA generativa rappresentano uno dei temi centrali del futuro su cui occorrerà confrontarsi al fine di delineare un quadro normativo in grado di tutelare tanto il ragionevole utilizzo di questi nella quotidianità, quanto il diritto degli autori a non subire violazioni delle proprie opere.